Monday, July 02, 2007

ANCES PIGLIATUTTO VINCE LA COPPA UISP 2007 NELLE DUE CATEGORIE!

CRONISTORIA DAL DIARIO SEGRETO DI SIMSONOV

La vittoria arride agli audaci, ma meglio sarebbe dire: agli strateghi. Non possiamo nascondere che la Coppa UISP di quest'anno nasceva sotto i migliori auspici, con una compagine di amici affiatati a rinsaldare le file della minore serie C e uno squadrone di guastatori senza pietà in formazione A. D'altronde, in un mondo perfetto tutto sarebbe andato secondo le previsioni e la promettente triade pongistica avrebbe perseguito con determinazione l'obiettivo di un possibile piazzamento. Dietro ogni modello si nasconde però l'imprevedibilità caotica dei sistemi complessi ed ecco che Hurricane, purtroppo per lui - e per noi -, dopo aver espresso il proprio migliore tennistavolo contro le giovani promesse di Barbaiana, di lì a poco sarebbe finito a nutrirsi a tempo pieno con fettuccine e altre amenità capitali. Menomati di tanto fervore atletico e pongistico, ancora più brillanti e lungimiranti parevano a posteriori le scelte del Presidente nell'occasione della selezione dei gironi. Allievo di Radetzsky e cresciuto a pane e De bello gallico, JPF aveva sin dall'inizio tracciato la nostra rotta tra le insidie di una coppa ben lontana dall'essere scontata, quantomeno negli esiti. Possedeva gli elementi per discriminare, sapeva chi e cosa ciascuno di noi poteva offrire e in quale momento l'avrebbe fatto. Una quiete innaturale deve averlo posseduto nel momento in cui con solenne gesto indicava ai compagni il loro destino: si sarebbero disputati il passaggio alle fase finali contro le formidabilli ed agguerrite legioni di Rho e Lainate, temutissime l'una per via della raffinata eleganza dei suoi militanti, l'altra a causa della (fin troppo) lunga tradizione pongistica. Neanche a dirlo, una scelta che sottolineava una volta di più le impareggiabili doti di stratega di JPF, intenzionato a preservare i più alti valori a sua disposizione per ben altri compimenti, anche a costo di sacrificare i pur volenterosi team che l'Ances presentava negli altri gironi. Così, sebbene non si potesse dire che l'inizio fosse irto di ostacoli, la formazione di volta in volta rimaneggiata concludeva in bellezza la fase dei gironi, avvalendosi del fondamentale contributo di Max e arrendendosi solamente presso il salotto letterario di B. "Bestiaccia" Verco, dove un Drew qualunque, in contrasto e in aperta sfida con ogni regola, era stato schierato sotto non troppo mentite spoglie. Epica fu la doppia sfida contro i veterani di Barbaiana, la cui età non è poi così dissimile da quella del più familiare Drew: onorevole la loro costanza ed il loro impegno, un vero esempio per le generazioni pongistiche presenti e future. Arriviamo così alle fasi finali e precisamente ai quarti. Ivi ci attendono i loschi figuri dell'Asca, famosi per il gioco contorto e per l'atteggiamento quantomeno subdolo tenuto al tavolo e nelle loro private discussioni. I nostri eroi non ne risultano intimoriti, anzi. Con l'intento di riportare la luce nelle loro menti offuscate, i cavalieri del Bene li sottopongono a terapia d'urto, annichilendo la loro pur misera speranza di mettere di nuovo piedi nell'arena nella stagione agonistica che volgeva al termine. Quasi come segno del destino, in semifinale si paravano davanti al nostro cammino gli antichi amici della Rizzoli. Un balenare di ricordi e confuse reminescenze si affollavano nella mente del Presidente, mentre una voce lontana echeggiava: "Leuci...". Un tempo, con prometeico balzo, i Giganti dell'Ances erano stati schierati contro gli intoccabili Signori della Carta. Ma il Fato volle che una divinità invidiosa svelasse l'inganno ai Supremi e si sancisse la squalifica e la condanna nel Tartaro per coloro che avevano osato. Ma i tempi erano maturi, e il Presidente anelava al definitivo contrappasso. All'udire della notizia che il prode Hurricane non avrebbe potuto impugnare le armi contro gli antichi fratelli, lo sconforto ci prese a sé. Né il Giustiziere Max, colui che a volte ritorna, poteva essere scosso dalla sua missione e volgere il suo cavallo verso la pugna. Ma ben disse JPF: "all'alba del terzo giorno guarda ad Est". Quale Deus Ex Machina, comparve a noi Il Salvatore, antico compagno d'armi di Hurricane, forte di un lungo e durissimo tirocinio in Magna Grecia, modellato sull'esempio spartano. Il Salvatore ci protesse sotto le sue grandi ali e ci condusse alla vittoria in una serata memorabile, dove lo stesso Presidente era sceso in campo a difendere il nome dell'Ances e viaggiatrici dal Sud del regno erano giunte a mirarne le gesta. Sul promontorio poco distante nel frattempo infuriava strenua battaglia tra i due mastodontici eserciti di Morelli e Isola del Bosco. Il vincitore tra loro, l'Isola del Bosco di capitan Guidotti, ci avrebbe incontrato in finale.
E venne la resa dei conti, e venne il momento cruciale. Ancora una volta il Presidente, dotato di una lungimiranza senza precedenti, con mossa fondamentale metteva sotto scacco l'avversario, poiché riusciva a dirottare la finale sul familiare e domestico terreno. Così i numeri dell'esercito nemico, stretto nell'angusta fossa del passo dell'Ances, nulla potevano contare. E di lì a poco sarebbe stata mattanza, in un rapido aprirsi di fronti, in un repentino e psicologico alternarsi di fortune. Max, Il Salvatore e Simsonov, subirono a lungo la superiorità nemica, fatta di artifizi, di magie, di luride e deprecabili meschinità. In ultimo, in odore di vittoria, capitan Guidotti aveva l'ardire di proferire la propria superiorità, giudicandoci sottotono, alla stregua di dilettanti. Ma come ben disse Moris, forse non aveva capito che solo allora avremmo "iniziato a giocare". E così fu in un turbinio di emozioni, di giuramenti, di confessioni. E mentre Simsonov dedicava la propria vittoria a Hurricane, grande assente, Max invocava il sempiterno Balleri. Palla dopo palla, colpo dopo colpo, ferita dopo ferita. La belva veniva ricacciata, rantolante. E cadevano le sue fortezze, e i suoi sogni di conquista. Non rimasero che briciole di quella potenza ch'essa millantava e che adombrava il mondo di oscure e terribili leggende.

0 Comments:

Post a Comment

<< Home